In questa sezione The Dangerfield Tapes coglie infine un'ulteriore opportunità: guardare alle “registrazioni” create ora, da ognuno di noi, con i propri mezzi (audio, video, immagini), come a un archivio di enunciati “orbitante” e al contempo a un ambiente e una serie di operatività capaci di istituire relazioni di prossimità ed empatia nel momento del “distanziamento”.
Scatti, riprese documentarie e finzionali, montaggi e tutto quant'altro implicato nella filiera della produzione e post-produzione, vanno a costituire un terzo insieme archivistico del progetto. Ancora prima di raccogliere e vincolare tra loro gli esiti in un complesso documentale, significa riconoscere in ogni atto di registrazione un impulso archivistico: “il desiderio di scattare una fotografia, di documentare un evento […] è direttamente connesso all’aspirazione di produrre un archivio” (traduzione nostra, Enwezor, 2008; Foster, 2004).