Una relazione, non un oggetto
Quando il design lega spazi, tempi e persone
Orologio Cifra 3
NOME FONDO | Collezione privata Contursi |
PROPRIETARIO | Contursi S. |
IDENTIFICATIVO | 00000001 |
LOCALIZZAZIONE | Italia |
TIPOLOGIA DEL SITO | Abitazione privata |
SPECIFICHE | Taverna |
COORDINATE | 46.098499, 13.185381 |
DATA DI REPERIMENTO | 9/04/2020 |
AUTORE DELLO SCAVO | Contursi S. |
DEFINIZIONE | Orologio |
TIPOLOGIA | a palette |
CATEGORIA | orologeria elettromeccanica |
ANNO | 1966 |
MARCA | Solari |
MODELLO | Cifra 3 Diapason |
N. SERIE | - |
MISURE E PESO | 18 cm (L), 9,5 cm (Ø) / 650 gr |
L’orologio testimone del tempo
Io non faccio oggetti, stabilisco relazioni.
Costruisco rapporti e definisco flussi ambientali in termini di tempo
Gino Valle
È a partire da questa prospettiva concettuale e relazionale che il noto architetto Gino Valle lavorò nel mondo del design (Figura 1, 2). Nello specifico riteneva di non essere «mai stato attratto dagli oggetti» quanto piuttosto si divertisse a puntare sul loro aspetto comunicativo. Valle infatti vedeva il design come lo strumento per intervenire nei processi di comunicazione di massa affidando il messaggio alla sintesi del segno grafico, alla capacità delle forme elementari di suscitare interessi nei confronti dell’oggetto.
Egli vedeva il design come un servizio, come un aiuto all’uomo; come qualcosa con cui instaurare un rapporto, contribuendo a creare la qualità e i contenuti di un ambiente. Il suo marchio di fabbrica era dunque «azzerare tutto, fare cose invisibili, oggetti che potessero essere trovati qua e là» ovvero che potessero essere messi «dappertutto» al fine di generare un legame con essi e creare una «successione di spazi, relazioni, trasformazioni e rituali di transizione»[1].
In questa direzione, Valle inventò soluzioni utili a favorire tali rapporti e in particolare progettò i diffusissimi marcatori di tempo che scandivano gli spostamenti di ogni persona all’interno di determinati ambienti. Dette così vita a delle relazioni universali tra tutti gli esseri umani. Tra queste, la più nota e meglio riuscita di tutte è la relazione ambientale e temporale espressa dall’orologio Cifra 3 (Figura 3), realizzato per conto della Solari di Udine nel 1966 con l’aiuto dell’architetto e designer Gino Valle e dell’inventore John Myer. Cifra 3 è infatti l’esempio palpabile del concetto di relazione poiché è frutto del lavoro tra due figure come Myer e Valle e più nello specifico è frutto del rapporto tra l’ingegneria e il design, tra il meccanismo e la relazione, tra qualcosa di concreto che riguarda l’oggetto in sé e qualcosa di astratto che riguarda l’oggetto e il suo legame con le persone.
Cifra 3 è quindi ciò che ho deciso di analizzare e studiare in maniera approfondita all’interno del progetto “Cronache del dopobomba” poiché è perfettamente riconducibile alla situazione in cui ci troviamo in questo periodo. Nel mezzo della pandemia da virus Covid-19 ci confrontiamo con la riconfigurazione di tutte le nostre abitudini di sempre: il nostro agire quotidiano, le nostre relazioni interpersonali, i nostri spostamenti da un ambiente all’altro e le nostre tempistiche, al fine di limitare i contagi e quindi la diffusione del virus. Sia che si sia costretti a rimanere rinchiusi tra le proprie mura di casa, isolati da tutto il resto, sia che si continui ad attraversare alcuni luoghi per ragioni lavorative o di salute, ci troviamo a vivere una condizione alienante, una sorta di bolla dove tutto è in un certo senso sospeso o profondamente alterato. Ma ciò che, a differenza delle situazioni individuali, sicuramente continua ad andare avanti ininterrottamente, è il tempo. Il periodo pandemico ha stravolto le nostre vite e ci ha privato di molte cose. Privati di qualsiasi distrazione temporale (ci concentriamo sulle necessità primarie e siamo richiamati al senso di responsabilità) ci rendiamo conto di quanto il tempo sia importante.
Ciò a cui prima non facevamo caso (il passare delle ore e dei minuti) sui luoghi di lavoro, di studio, di svago, ora diventa qualcosa di sacro. Ci rendiamo persino conto di quanto ora il tempo sia lento e dilatato, mentre prima quanto fosse decisamente frenetico e dinamico. Per paradosso ce lo ricorda un orologio come Cifra 3 che, essendo un “flip clock”, con il suo personalissimo e noto “flipping sound” a ogni movimento delle sue palette scandiva le ore e minuti, quindi i ritmi degli ambienti lavorativi e gli spostamenti dei flussi di persone nelle case, negli uffici e nei luoghi di passaggio. Marcava e gestiva perciò il tempo delle relazioni tra più persone e delle relazioni tra più ambienti, mentre ora non marca alcun movimento, alcun spostamento e di conseguenza alcuna relazione interpersonale poiché sospesi a causa delle restrizioni attuate.
In breve, l’orologio Cifra 3 rende palpabile questo periodo dominato dal Covid-19 per la sua funzione di scansione sensibile del tempo, dei rapporti e degli spostamenti.
Ma Cifra 3, oltre ad essere un oggetto relazionale, è anche un oggetto sociale e affettivo, un marcatore di memoria che unisce e segna nel tempo i gruppi familiari. Cifra 3 rappresenta infatti la mia famiglia, più precisamente le ultime tre generazioni (Figura 4).
Mio nonno, a fine anni Sessanta, entrò a far parte della centenaria azienda Solari di Udine, come capo del reparto “tempi e metodi”, e proprio a quel tempo essa produceva gli orologi Cifra 3. Quella coincidenza e sincronia ha determinato la nascita di mia madre in quel luogo, territorio in cui tempo dopo avrebbe incontrato mio padre. Esito la nascita di chi ora è qui a raccontare questa storia. Cifra 3 quindi simboleggia non solo una scansione del tempo lavorativo, ma anche la genealogia storica della mia famiglia, cioè l'arrivo dei miei nonni a Udine, l’incontro tra i miei genitori e la mia nascita; ma simboleggia anche il presente, poiché è un oggetto che tuttora fa parte della mia vita e della quotidianità dei miei familiari. Infine, è una promessa di futuro in quanto icona di stile e design Made in Italy.
Cifra 3 ha determinato la mia scelta di archivio e di ricerca non solo per questi motivi ma anche perché lo ritengo un oggetto immortale poiché è capace di stabilire continuità necessarie, specie in questo periodo, e perché soprattutto mi fa pensare a mio nonno, che ora fisicamente non c’è più ma continua a rimanere impresso nei miei pensieri e in quelli dei miei cari.
L’orologio Cifra 3 non è quindi un mero oggetto, bensì un elemento ricorrente nella mia vita, in quella della mia famiglia e per esteso in quella di molte reti sociali, in quanto stabilisce relazioni, costruisce rapporti e definisce flussi ambientali in termini di tempo.
magazine.designbest.com/it/inspiration/accessori/cifra3-orologio/
La materialità tangibile e stratificata
La materialità è la caratteristica principale di ogni oggetto in quanto «afferrare le tecnologie dei media e della comunicazione nella loro concreta materialità e tangibilità» (Fickers, van den Oever, 2018, p. 214) dà la possibilità di riscoprire la loro storia e la loro cultura mediale, e quindi di «sentire il passato» (Fickers, van den Oever, 2018, p. 213).
In questo modo ogni oggetto risulta stratificato, cioè contiene in sé elementi palpabili, appartenenti al presente (come tutti i suoi meccanismi e la sua struttura), e allo stesso tempo elementi non concreti, quindi astratti, legati invece all’aspetto storico, alla quale si può accedere soltanto immergendosi nella struttura anatomica dell’oggetto.
Infatti, per studiare a fondo il mio oggetto d’indagine, ovvero l’orologio Cifra 3, mi sono addentrata nelle sue componenti e le ho analizzate una ad una. Ma come primo passo ho individuato quale preciso modello di orologio fosse, in quanto nel corso degli anni sono state prodotte più tipologie di Cifra 3 da parte dell’azienda Solari. Tra i vari modelli, l’oggetto di cui mi sono occupata è il Cifra 3 Diapason del 1966: un orologio da tavolo, ideale per l’ufficio e la casa, che consente una “lettura diretta” da circa 10 metri. Infatti, le cifre che indicano l’orario sono ben leggibili anche a distanza, in quanto sono di 33 millimetri, sono scritte con un font essenziale come l’Helvetica e per giunta sono in grassetto. Più precisamente le cifre delle ore sono più grosse di quelle dei minuti e il font è rivisitato rispetto a quello originale; infatti il curatore Massimo Vignelli l’ha trasformato con piccole modifiche ottiche e di aggiustamento per la divisione delle cifre in due parti (Figura 1).
Ciò che cade subito all’occhio alla visione di quest’oggetto è l’opposizione tra il rettilineo e il curvilineo, ovvero nella scocca esterna di tale orologio prevale la linea curva e morbida che va a conferire rotondità al tutto mentre il quadrante con le palette rettangolari mostrano un aspetto più rigido, rigido però solo all’apparenza in quanto le palette sono di un materiale molto flessibile. Quindi dal punto di vista formale tale oggetto si presenta come un corpo cilindrico di 18 centimetri di lunghezza, 9,5 di diametro e 650 grammi di peso. Più specificatamente tale cilindro è avvolto da una cassa di color bianco che funge da involucro ed è dotata di una finitura lucida pensata per esaltare la luminosità dell’oggetto complessivo, ma soprattutto perché contrasti con il quadrante prevalentemente scuro su cui sono indicate le cifre bianche dell’orario (Figura 2 e 3).
Dal punto di vista delle componenti materiali, questa cassa avvolgente è composta di preciso da tre elementi:
- la parte frontale che presenta una sezione trasparente in polimetacrilato lucido di metile e permette la lettura diretta dell'orario senza elementi di disturbo (Figura 4)
- la parte posteriore in termoplastico ABS colorato, anch’esso lucido, che ingloba parzialmente un piccolo elemento cilindrico, nel quale va a collocarsi la batteria. Questo funge anche da elemento di sostegno dell'intero orologio (Figura 5, 6)
- le parti laterali, sempre in ABS; una di queste prevede un elemento semicircolare che riprende la forma dell'oggetto e funge da leva per la regolazione delle ore e dei minuti in caso di interruzione dell’alimentazione, sovrapponendo quindi la sua azione a quella del motore (Figura 7). L’altra è completamente liscia.
Il pannello interno invece è in poliestere e fibra di vetro stampato a transfer, mentre il complesso dell'orologio, fissato a tale pannello interno e formato dal motore, dalla parte meccanica e dai rulli di palette, è realizzato in PVC.
Per quanto riguarda le componenti meccaniche, invece, l’orologio Cifra 3 Diapason presenta:
- 2 rulli orizzontali, uno con 48 palette che indicano le ore e l’altro con 60 palette per i minuti
- un motore, posto sullo stesso asse di tali rulli e sincronizzato da un diapason.
In questo modo, avendo sia il motore che i rulli ancorati tra loro sullo stesso asse, l’informazione risulta contenuta in un solo quadro di lettura e la parte meccanica diventa un tutt’uno con il motore (Figura 8, 9); di conseguenza quest’ultimo genera un movimento rotatorio che aziona le palette, mostrando così l’orario senza l’utilizzo di cavi in quanto è indipendente dalla rete elettrica e necessita solo dell’alimentazione da parte di una batteria da 1,5 volt.
Riguardo, invece, le iscrizioni e gli stemmi presenti sul corpo complessivo dell’orologio si può notare che sul lato sinistro sono incise le lettere «m» e «h» per i minuti e le ore, e il logo dell'azienda Solari (Figura 10); sulla parte frontale a sinistra c'è la scritta «solari», mentre sul retro nel cilindro per la batteria c’è l’indicazione «1,5 V» (Figura 11).
Infine, a proposito del sistema sonoro, l’orologio Cifra 3 si presenta come una vera e propria invenzione destinata a rinnovare il modo di visualizzare il tempo; infatti le sue palette muovendosi entrano in un sistema di comunicazione rarefatto ed elegante e danno vita ad un suono ben udibile, ma lieve, che somiglia a quello di un libro che si sfoglia. Si tratta di rumore plastico ma delicato che scansiona il tempo e lo marca ogni istante, rendendo in questo modo l’orologio sempre onnipresente.
Cifra 3 Diapason, come ogni altro oggetto, dimostra di essere così l’involucro di epoche e storie passate, portatore di un tempo profondo al quale si può giungere solo immergendosi nelle sue componenti stratificate. Ma per fare in modo che esso mantenga la sua materialità, la sua storia e quindi la sua integrità è necessario che venga conservato nel migliore dei modi.
Nello specifico, tale orologio del 1966 con il passare degli anni, infatti, ha subito dei leggeri cambiamenti, soprattutto riguardo l’aspetto estetico:
- se inizialmente era di color bianco, ora si è leggermente ingiallito e si è avvicinato alla tonalità panna
- ha recato lievi graffi sull’involucro esterno e soprattutto sulla porzione frontale in polimetacrilato trasparente, dovuti alla mancanza della scatola originale che lo custodiva
- ha perso l’etichetta con l’indicazione del numero di serie.
Per quanto riguarda invece le componenti meccaniche, fortunatamente l’orologio è integro e funzionante; per renderlo adoperabile è bastato soltanto restaurarlo leggermente pulendolo al suo interno in maniera accurata, come sarebbe giusto fare abitualmente. Ma l’integrità del Cifra 3 è dovuta dal fatto che le tre generazioni della mia famiglia l’hanno sempre trattato con cura, conservandolo al meglio, e soprattutto dal fatto che è un oggetto di design Made in Italy di particolare livello, sofisticato e di eccellente pregio, durevole e resistente agli anni e, in quanto orologio, è resistente al passare continuo e incessante del tempo; è, infatti, un dispositivo che ha segnato e marcato il tempo del lavoro, delle faccende domestiche e della vita quotidiana di tutta la mia famiglia, divenendo onnipresente in ogni situazione e ambiente, rappresentando il fulcro della temporalità e custodendo in sé il senso profondo della storia passata, presente e, chissà, futura.
Indagine storico-analitica
il passato vecchio e sepolto all’apparenza
Studiando l’anatomia materiale di ogni oggetto si indaga sul suo tempo passato, ma tale tempo passato è vecchio e sepolto solo all’apparenza, in quanto riscoprendolo si dimostra nuovo e ancora vivo nel presente. Ogni oggetto del passato infatti si riattualizza nel momento in cui lo si analizza, in questo modo il passato non muore mai. Il medium perciò, come disse Hertz e Parikka, «si decompone, si riforma, si contamina, viene storicizzato, reinterpretato» diventando di conseguenza uno “zombie media” (Strauven, 2018, p.187) cioè, come sostiene anche Lisa Gitelman, divenendo un portatore di cultura del passato (Magaudda, Balbi, 2018, pp. 11-2).
A proposito di ciò, indagando a fondo sull’orologio Cifra 3 si è compreso quanto paradossalmente esso sia un oggetto vintage ma di grande modernità e attualità; per capire meglio questo paradosso bisogna però conoscere il suo processo di nascita e crescita, quindi la sua storia. Cifra 3 nasce grazie ad un’azienda antichissima, la Ditta Fratelli Solari, la quale realizzò a Pesariis, in Carnia, nel 1725 il primo stabilimento produttivo di orologi da torre (Figura 12). Tale ditta apparteneva alla famiglia Solari, la quale credeva fermamente al suo progetto lavorativo, tant’è che lo portò avanti di generazione in generazione fino a trasformarlo in un successo mondiale. Ma alcune incomprensioni tra i familiari portarono i due fratelli Remigio e Fermo Solari a trasferirsi nel nuovo stabilimento di Udine, costruito nel 1948 (Figura 13, 14). Il primo dei fratelli era un instancabile lavoratore con la passione per la meccanica, mentre il secondo era un genio dell’organizzazione e della gestione, il modello dell’imprenditore moderno rivolto al mercato. La loro società prese così il nome di Solari R. & C., ma nel 1958 venne semplificata in Solari & C. per la morte di Remigio.
Questa ditta si occupò inizialmente dei primi orologi a lancette, poi dal 1948 al 1955 la Solari R. & C. lavorò intorno a modelli più innovativi, leggibili a distanze variabili da 10, 30 e oltre 100 metri, perfezionandoli sempre di più. Successivamente, negli anni tra il 1954 e il 1957, la Solari brevettò l’orologio a rulli di palette, una vera e propria invenzione che sconvolse le normali metodologie di visualizzazione dell’ora e dell’informazione al pubblico. Nel 1956 infatti, nell’ambito dell’informazione al pubblico, nacquero i cosiddetti teleindicatori, ovvero il primo sistema al mondo a rulli di palette per la visualizzazione delle informazioni in ambito ferroviario, che mostrava le destinazioni, l’ora di partenza e le tipologie dei treni (Figura 15). Per realizzarli Fermo Solari dovette collaborare con un tecnico di Milano specializzato in telefonia al fine di creare i congegni elettrici di comando a distanza, ma il grande impegno che comportò tale progetto venne ripagato in quanto portò la Solari ad avere molte trattative per importanti impianti ferroviari e a vincere nel 1962 il premio del Compasso d’Oro (Figura 16). Riguardo, invece, la visualizzazione dell’ora, sempre nel 1956 venne creato il prestigioso Cifra 5, ovvero un orologio a rulli di palette realizzato dall’azienda Solari in collaborazione con il noto architetto di Udine, Gino Valle, il quale si occupò dell’estetica dell’oggetto, facendosi affiancare dalla sorella Nani Valle, dall’inventore John Myer e da Michele Provinciali, a cui affidò la grafica delle cifre sulle palette (Figura 17).
Cifra 5 fu, quindi, il capostipite di una vera e propria famiglia di orologi di tipo industriale, tanto da essere premiato anch’esso al Compasso d’Oro nel 1956; ma il problema che Valle dovette affrontare durante la creazione di quest’orologio fu l’aspetto comunicativo, ovvero quello che egli riteneva la chiave di lettura per interpretare l’oggetto nel suo insieme. Per realizzarlo, infatti, egli studiò a fondo la sua forma, quindi la visione complessiva, legata perciò alla dimensione, al disegno dei caratteri, al loro colore, al loro rapporto con il tutto; l’orologio Cifra 5 nacque, quindi, dall’equilibrio tra la forma e le linee dell’oggetto e la soluzione industriale richiesta da quest’ultimo.
Nello specifico Cifra 5 era costituito da 4 palette verticali con incisi 10 numeri per comporre tutte le combinazioni orarie; ma aveva un difetto in quanto tali palette erano molto grandi e pesanti, quindi occupavano molto spazio. Così venne creato un rullo di 40 palette orizzontali, le quali erano fatte di un materiale plastico leggero, sottile e flessibile che permise alle palette di avvolgersi dentro la scocca dell’orologio e di muoversi molto più velocemente. Questo nuovo sistema divenne, perciò, la peculiarità e la cifra stilistica per eccellenza dell’azienda Solari, tant’è che diventò persino il suo marchio.
Grazie all’efficacia innovativa di questo nuovo rullo a palette orizzontali nacque così nel 1966 il noto orologio Cifra 3, proprio dieci anni dopo la creazione del Cifra 5. Cifra 3 era il più piccolo della linea degli orologi a lettura diretta con rulli di palette orizzontali (Figura 18) e venne infatti studiato e realizzato per la casa, per lo studio e per l’ufficio. Venne considerato, e lo è tuttora, la più alta espressione di sintesi tra tecnologia e design, tra progettazione e forza comunicativa, in quanto il cilindro su cui ruotano le palette è l'asse stesso del progetto (Figura 19). Persino è riconosciuto in tutto il mondo come l’icona del design Made in Italy del Novecento e proprio per la sua notorietà ora fa parte della collezione permanente di oggetti di design del Museum of Modern Art di New York, ovvero il MoMa.
Di Cifra 3 però non esiste un unico modello, infatti nella grande famiglia di orologi a cifra progettati da Gino Valle per la Solari troviamo svariate versioni: il modello più antico è quello del 1966, dotato di cavo e denominato Synchron (Figura 20, 21, 22); quello invece definito Diapason è a batteria ed ha due versioni, quella del 1966 e quella marchiata MoMa Edition del 1990; ed infine quello del 1989 è dotato di movimento al quarzo.
Anche riguardo la tinta dell’involucro del Cifra 3 esistono diverse varianti cromatiche; ci sono infatti i modelli della produzione degli anni Sessanta che sono di color rosso, bianco e verde, poi ci sono quelli degli anni Settanta color giallo limone, grigio alba e arancione (Figura 23), ed infine quelli rinnovati recentemente in un rosso più vivido e acceso del precedente, in un bianco ghiaccio che trae ispirazione dai colori del design contemporaneo, in un verde più scuro e in nero (Figura 24).
Venne progettata, inoltre, la versione con l’involucro trasparente, la quale però rimase allo stadio di prototipo. Questo modello nacque con l’intenzione di mostrare il funzionamento del meccanismo al suo interno, il quale è composto dal primo rullo, quello di 40 palette, al contrario del rullo del Cifra 3 entrato in produzione che invece è di 48 e 60 palette, o per meglio dire 48 mezze palette che unite a due a due vanno a formare una cifra intera e 120 mezze palette che unite a due a due vanno a formare 60 palette intere. Infine, un’ulteriore differenza tra il modello trasparente e quello in produzione è il fatto che il primo è più piccolo del secondo sia come diametro che come lunghezza. Ma in aggiunta a tale versione trasparente, la Solari progettò anche la versione “nude look” per un Cifra 4, che anche in questo caso rimase allo stadio di prototipo. Aveva comunque lo stesso meccanismo interno con il rullo di 40 palette visibili, ma a differenza del precedente Cifra 3 la grafica dei numeri era leggermente diversa e le dimensioni erano più ridotte in lunghezza e più grandi nel diametro del cilindro.
Però, Cifra 3 e tutti gli altri orologi della Solari hanno in comune una caratteristica di fondamentale e di primaria importanza: sono per eccellenza l’oggetto testimone del tempo. Hanno infatti scandito grazie al loro suono plastico ogni istante. La loro presenza è sempre stata costante, e in questo modo, rappresentano lo scrigno del tempo, degli spazi e delle persone, nonchè sono testimoni della comunicazione.
Tale comunicazione però ora che siamo nel 2020 ha subito una battuta d’arresto; infatti a causa delle restrizioni dovute al Covid-19 si è giunti ad una comunicazione mediata, basata sulla lontananza, sulla separazione, sull’isolamento degli individui, i quali sono costretti a stare in spazi circoscritti, privati di qualsiasi legame e rapporto con altra gente e altri ambienti.
Il tempo scandito anni fa dall’orologio Cifra 3 non è più il tempo di adesso; prima frenetico, continuo e vorticoso, ora invece è instabile, sospeso e incerto. Persino gli ambienti in cui nel passato si trovava tale oggetto, in questo momento di epoca pandemica non sono più agibili: gli uffici e le case ora non sono più affollati da persone in preda alla frenesia; di conseguenza Cifra 3 non è più testimone dei numerosi spostamenti degli individui e marcatempo di numerose storie, come lo era invece nel passato.
Lo stile di vita è cambiato e assieme sono mutati gli ambienti, le persone, i legami e la temporalità.
Il geniale mezzo di comunicazione
Indagare, conservare e archiviare un oggetto significa costruire la sua storia. Il progetto “Cronache del dopobomba” si basa proprio su questa idea, ovvero sullo studio della materialità e della storia di un oggetto al fine di valorizzarlo; proprio per tale motivo è nata in me l’idea di voler porre l’attenzione sulle potenzialità dell’orologio Cifra 3, quindi sulle sue caratteristiche peculiari, che lo rendono oggetto unico e iconico. Cifra 3, infatti, se a primo impatto può sembrare un orologio quasi banale, in realtà contiene in sé elementi innovativi mai esistiti prima. Grazie alla sua nascita, infatti, venne creato un nuovo paradigma di lettura e un nuovo meccanismo. Nello specifico si parlò di:
- nuovo paradigma di lettura, in quanto tale oggetto cambiò in modo radicale il processo di lettura dell’ora, ovvero si passò da un metodo analogico ad un metodo diretto. In questo modo non ci fu più un processo di interpretazione dell'ora attraverso le lancette, come nei normali orologi, bensì bastò un semplice ed immediato sguardo alle cifre.
- nuovo meccanismo, in quanto venne reinterpretata completamente l'idea del sistema meccanico dell'orologio assegnandole una nuova forma e un nuovo funzionamento. Infatti, i cilindri utilizzati come corpo del prodotto e come sostegno rappresentarono la nuova reinterpretazione dell'orologio classico e la sua rotondità non venne più ricercata in maniera bidimensionale, bensì venne ritrovata nella tridimensionalità della forma cilindrica. Inoltre, l'inserimento di un meccanismo che fece della rotazione il suo movimento cardine, accentuò ancora di più l'intenzione di ritrovare in un nuovo prodotto il legame con gli orologi classici.
Proprio per l’innovativo sistema, quindi questo prodotto nel corso degli anni non venne mai modificato, in quanto ogni minimo cambiamento avrebbe solamente contribuito a rompere un equilibrio già perfetto, quell’equilibrio che fece sì che tale pezzo d’arte venisse ammirato dai più grandi progettisti e designer.
Ma oltre a queste due peculiarità, Cifra 3 dimostrò di essere rivoluzionario anche per quanto riguarda il fattore estetico. Tale orologio, infatti, è la sintesi perfetta di estetica e funzionalità tecnica, cioè sposa una fine tecnologia ad un design al passo con i tempi molto riconoscibile nel suo stile. Quindi è il frutto di un lavoro basato sull’estrema cura dei dettagli al fine di raggiungere il massimo livello di ingegnerizzazione e design. In questo modo Cifra 3 è l’oggetto della modernità, per tre fattori specifici:
- il suo materiale, in quanto tale orologio è realizzato con una materia nuova, mai usata prima; è infatti composto da un materiale plastico che venne messo in commercio proprio negli anni Sessanta. Tale plastica era perfetta per rappresentare un design al passo con i tempi poiché era leggera, resistente e soprattutto versatile, sia nei colori sia nella forma. Poteva, infatti, essere inserita e adattata all'interno di oggetti dalle dimensioni moderate, grazie alla sua flessibilità, e poteva essere tinta con varie tonalità, oltre ad essere anche riflettente
- il suo colore, poiché l’azienda Solari decise di realizzare il Cifra 3 con le tonalità tipiche degli anni Sessanta e Settanta, quindi in relazione al contesto. Vennero scelti tutti colori luminosi e/o sgargianti, come il rosso, il verde, il bianco, il giallo e l’arancione, al fine di trasmettere positività, in quanto da poco si era vissuto il lungo periodo di guerra. Proprio per questo motivo non venne utilizzato il nero, poiché ricordava il design del periodo fascista. Gli unici elementi di color nero erano le palette, su cui però erano presenti le cifre bianche e luminose dell’orario. Tale scelta di colori in contrasto nacque, perciò, dalla necessità di avere una maggiore leggibilità anche in presenza di angolazioni di lettura più difficili. In questo modo il bianco e il nero delle palette divenne il marchio di fabbrica della Solari, la sua cifra stilistica.
- la sua forma, in quanto nasce dall’idea del designer Gino Valle di reinterpretare l’orologio classico, ovvero di rendere Cifra 3 “invisibile” lavorando sull’aspetto formale e spaziale. Infatti, se si guarda il prodotto si nota che è di piccole dimensioni, è non ingombrante e pratico, tant’è che non necessita di cavo elettrico; ma soprattutto è composto da un insieme di cilindri che si compenetrano in maniera elegante e richiamano la rotondità dei semplici orologi; c’è il cilindro principale, poi il cilindro più piccolo che funge da base e da cassa avvolgente della batteria e poi i rulli su cui le palette si muovono con un movimento circolare. La ciclicità, dunque, è l’essenza assoluta di tale oggetto e non per niente il cilindro è detto anche solido di rotazione, in quanto rotola su sé stesso se posto su un piano liscio e in quanto è ottenuto dalla rotazione completa di un rettangolo intorno ad un suo lato (Figura 25, 26, 27).
Oltre al suo meccanismo, al suo paradigma di lettura, al suo materiale, al suo colore e alla sua forma, Cifra 3 è caratterizzato anche dalla sua dimensione sonora, la quale è anch’essa una peculiarità iconica e cifra stilistica della Solari. Infatti, il cosiddetto “flipping sound”, che significa suono di cambio, di movimento, di azione, caratterizza le palette plastiche dell’azienda e attira su di sé l'attenzione del passante, il quale tramite l'udito fin da subito comprende il cambio dell’ora e riconosce quale azienda ha prodotto quel oggetto. Il riconoscibile rumore così è un indicatore del tempo, un marcatore dei minuti che passano, il creatore di un'atmosfera di attesa che unisce gli infiniti flussi dei passanti in un tempo ideale, fatto di incontri, lavoro, corse e destinazioni, tutti perfettamente sincronizzati tra loro.
In questo modo tale orologio racchiude in sé la nozione di movimento, di flusso e di dinamismo, in quanto: il tempo si muove, quindi le palette dell’orologio si muovono ad ogni minuto, di conseguenza i flussi di persone si muovono negli ambienti, sia domestici, sia lavorativi, sia di transito. Grazie a tutte queste caratteristiche, dunque, Cifra 3, come anche gli altri prodotti della Solari, racchiude in sé l'eccellenza e l’unicità, tant’è che è inteso dallo stesso Valle non come un semplice oggetto, bensì come un mezzo di comunicazione. Il designer del Cifra 3, infatti, in un’intervista disse:«Io non faccio oggetti, stabilisco relazioni», e aggiunse: «La soluzione dei problemi non è nei dati, è nel rapporto con i dati» dimostrando che lo scopo di una creazione non è semplicemente l’oggetto bello, bensì è il rapporto che si instaura con esso, il modo in cui esso contribuisce a creare la qualità e i contenuti di un ambiente, il modo in cui esso si inserisce in uno spazio. Perciò, Valle più che un progettista di oggetti è un progettista di processi, di nuove strategie e nuove configurazioni industriali. Proprio riguardo ciò, egli riteneva il design come uno strumento per intervenire nei processi di comunicazione di massa, ovvero come una scelta strategica per influenzare e attrarre il cliente, con il fine di plagiare in buona fede le sue scelte d'acquisto e i suoi gusti. Disse infatti: «Io faccio il professionista a modo mio, condizionando il cliente; in effetti io faccio il plagiatore del cliente [...]. D’altra parte non c’è possibilità di produrre un risultato valido se non c’è un rapporto, [...] trovo la forma [...] attraverso un rapporto».
Nasce proprio da qui la mia proposta di valorizzazione dell’orologio Cifra 3, ovvero dalla volontà di mettere in risalto tutte le sue peculiarità nella maniera più diretta possibile. Infatti, la mia idea consiste nella realizzazione di un manifesto, in quanto si tratta di un mezzo di pubblicità di un prodotto, di forte impatto visivo e grande immediatezza comunicativa. Ogni manifesto è visibile a lunga distanza e con una lettura immediata, proprio come avviene con gli orologi Cifra 3, e inoltre è collocato solitamente in zone ben visibili ai passanti in movimento, quindi nelle zone pubbliche di transito, proprio come per i teleindicatori della Solari nelle stazioni ferroviarie e aeroportuali. Quindi il fatto di valorizzare tale orologio attraverso un manifesto pubblicitario deriva dalla voglia di farlo notare a chiunque, nella sua semplicità, paradossalmente, originale ed unica. Per catturare l’attenzione, infatti, ho realizzato un manifesto molto essenziale, ma ricco di contrasti di forte impatto. Precisamente i colori scelti sono il bianco e il nero come sfondo, che rappresentano le palette dell’orologio, e il rosso, il verde, il giallo e l’arancione, che invece sono i colori tipici dell’involucro del Cifra 3, oltre al bianco che infatti è la variante cromatica più diffusa e per tale motivo l’ho posizionata al centro come elemento principale. Ciò che contraddistingue tale manifesto però, oltre al contrasto cromatico, è anche soprattutto il contrasto formale, quello della forma, quello tra rettilineo e curvilineo. Infatti, se gli elementi in bianco e nero rappresentano la staticità e la linearità, quelli invece colorati rappresentano il movimento e la circolarità; nello specifico i due cerchi, arancione e verde, simboleggiano la ciclicità dei cilindri del Cifra 3, mentre gli elementi rosso e giallo raffigurano, grazie alla loro linea fluida, il dinamismo e il flusso incessante del tempo, che Cifra 3 scansiona e marca costantemente. Di conseguenza tutti gli elementi presenti in tale manifesto racchiudono il valore di quest’oggetto d’indagine, il quale è ulteriormente evidenziato dalla frase “CIFRA 3: una relazione, non un oggetto; quando il design lega spazi, tempi e persone” (Figura 28, 29, 30, 31, 32, 33)