Da Siegel a Carpenter
La pandemia attraverso l’immaginario cinematografico
Il corpus
La selezione d’archivio si è dispiegata a partire da un profondo intreccio tra film di finzione visti (o rivisti) durante la quarantena e ciò che accadeva nel mondo così come i media ne davano rappresentazione e informazione. Tra i molti titoli visionati, ho scelto di prendere in esame sei tra i film che più hanno influenzato i miei pensieri e le mie riflessioni in questo lungo “lockdown”: Invasion of the Body Snatchers (Don Siegel, 1956); Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb (Stanley Kubrick, 1964); Terrore nello spazio (Mario Bava, 1965); Fahrenheit 451 (François Truffaut, 1966); The Andromeda Strain (Robert Wise, 1971); They Live (John Carpenter, 1988).
Immagini e sequenze sono state rapportate non solo a ciò che i telegiornali e i giornali raccontano ormai da mesi ma anche a come molte persone stanno vivendo questo periodo, creando così un immaginario (collettivo) eterogeneo molto simile ad alcuni dei testi presi in analisi. Infine, sono state oggetto di una trasformazione archeologica e d'archivio all'insegna del found footage e del mockumentary.
Da Siegel a Carpenter. La pandemia attraverso l’immaginario cinematografico
di Luciano Ranaldi
Covid-19 ha obbligato tutti noi a una rimodulazione delle nostre giornate-tipo. Dalla sera alla mattina le persone hanno avuto di nuovo a disposizione una corposa fetta di tempo giornaliera. Nel mio caso, questa specifica fetta di tempo prima era occupata dai momenti di condivisione sociale, gli incontri con i congiunti si direbbe ora. Questa rimodulazione obbligata mi ha portato a dedicare più tempo alle mie passioni principali, prima tra tutte: il cinema.
È tristemente ironico usare la parola “cinema” in un periodo nel quale i cinema di tutto il mondo sono stati chiusi. Per sopperire a ciò, la tecnologia e i nuovi media (le piattaforme) hanno attuato una massiccia “rilocazione” del prodotto audiovisivo cinematografico, ora fruibile in forme, tempi e modi che si discostano dal concetto tradizionale di cinema (Cfr. Casetti, 2012). Questa “rilocazione” del cinema apre ancora di più in questo periodo a una moltitudine di film. Tra prime visioni e re-visioni, alcune hanno trasmesso e suscitato particolari e “inevitabili” emozioni, sensazioni e pensieri relativi a ciò che stava succedendo fuori, nel mondo.
Dico “inevitabilmente” perché è assolutamente impossibile, dopo i titoli di coda, non accorgersi di come il finzionale si sia nuovamente tramutato in reale. Non è certamente la prima volta che ciò accade ma è la prima volta che questa “spettacolarizzazione” del reale accomuna tutte le persone indipendentemente da dove esse vivono.
La selezione d’archivio si è inevitabilmente dispiegata a partire da questa considerazione e da questi impulsi. Ho scelto quindi di prendere in esame sei tra i film che più hanno influenzato i miei pensieri e le mie riflessioni in questo lungo “lockdown”. Rapportandoli non solo a ciò che i telegiornali e i giornali raccontano ormai da mesi ma anche a come molte persone stiano vivendo questo periodo, creando così un immaginario (collettivo) eterogeneo molto simile ad alcuni dei testi presi in analisi.
Ho scelto quindi di usare i film come base per l’analisi di un momento storico importante. Attraverso alcune sequenze specifiche cercherò non solo di trovare parziali similitudini con questa nuova era “Covid-19”, ma proverò a capire come questo immaginario cinematografico, che già conoscevo prima di tutto ciò, abbia condizionato il mio modo di vivere e di pensare questo periodo. Infine, la possibilità di ‘giocare’ con i testi (combinandoli, modificandoli, ecc.) offerta dagli ambienti e dagli applicativi mediali e tecnologici coevi, non limita questo operato a una cornice intellettuale e passionale, ma apre a una dimensione creativa, stimolante e leggera, che voglio sperimentare.
Da Siegel a Carpenter. La pandemia attraverso l’immaginario cinematografico
Di che cosa ci parlano i film
Presi in considerazione nella loro totalità, e di cui i frammenti sono stati estratti per ripensarli in funzione di una loro valorizzazione creativa, i film selezionati raccontano storie diverse, attraverso generi cinematografici differenti. Sono però accomunati dal fatto che ogni prodotto ha contribuito a creare piccoli tasselli di un immaginario distopico comunicante, all’interno della storia del cinema. Ma a cosa è dovuta l’importanza culturale di questi materiali e perché le storie che raccontano risultano avere così tante analogie con la Pandemia attualmente in corso?
Di seguito proverò a evidenziare brevemente alcuni indizi storico-culturali per ogni film selezionato.
Il Dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba (Dr. Strangelove or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb, Stanley Kubrick, 1964)
Unica commedia, di fatto, della filmografia di Kubrick. Girato agli inizi degli anni Sessanta, in piena Guerra Fredda, al Dottor Stranamore va il merito di aver raccontato in maniera ironica e grottesca la più grande paura planetaria del secondo dopoguerra: la guerra atomica. Il film è pieno di intuizioni geniali e scene memorabili tanto da essere stato oggetto di numerevoli citazioni e omaggi nel corso degli anni a seguire, pressoché mai interrotti fino al giorno d’oggi.
In particolare, risulta essere quanto mai attuale la “War Room”, che per l’occasione potrebbe essere ribatezzata “Covid Room”. Un stanza al cui centro vi è una imponente tavola rotonda dove i leader della Terra cercano di provvedere al problema “Pandemia Globale” senza troppa competenza in materia.
L’Invasione degli Ultracorpi (Invasion of the Body Snatchers, Don Siegel, 1956)
Anche nel capolavoro di Don Siegel, la narrazione e gli argomenti trattati sono fortemente influenzati dal contesto socio-culturale dell’epoca che individuava i comunisti come il nemico da combattere a tutti i costi. Ciò ha portato il film a divenire oggetti di tesi e dibattiti sulla sua possibile natura. Il regista ha dichiarato come il suo intento non fosse quello di fare un film “politico” ma di raccontare una particolare tendenza all’alienazione da parte della società. Il film, a fronte di un budget esiguo, fù un terribile flop ai botteghini. Nonostante ciò, nel corso degli anni si è affermato come un caposaldo della fantascienza cinematografica.
Qui l'elemento di rilievo è la costante ambiguità e apertura del testo: il film di Siegel è soggetto a interpretazione in quanto il suo sottotesto politico o esistenziale, oltre ad essere implicito, non indica un preciso schieramento.
Fahrenheit 451 (Id., François Truffaut, 1966)
Opera di trasposizione cinematografica di uno fra i più famosi best-seller di fantascienza distopica, Fahrenheit 451 è un film che non ha avuto, alla sua uscita, il successo che avrebbe meritato. Nonostante il libro abbia oramai quasi settant’anni e il film quindici di meno, i due testi risultano essere ancora attuali. Nel racconto di Bradbury la cultura e l’informazione vengono negate alle masse così che siano più facili da controllare.
Se guardiamo al giorno d’oggi, in epoca Covid, ci accorgiamo di come nessuno ci neghi cultura e informazione, al contrario, ma nella maggior parte dei casi viene spesso strumentalizzata a favore di un secondo fine.
Andromeda (The Andromeda Strain, Robert Wise, 1971)
Quando si parla di capolavori della fantascienza, The Andromeda Strain non viene quasi mai citato, sopportando ingiustamente un mancato apprezzamento della sua importanza, nonostante possa essere annoverato tra i classici che hanno fatto la storia del cinema Sci-Fi. Girato con un budget ridotto, il film ebbe un discreto successo in America. Il film racconta la storia di un gruppo di scienziati che cercano di scoprire cosa abbia ucciso quasi tutti gli abitanti di una piccola cittadina. Si troveranno davanti ad una minaccia aliena invisibile.
Troppe sono le analogie e le suggestioni con la Pandemia a cui il film rimanda, a partire dalla centralità angosciante della frontiera di difesa incarnata dalla comunità scientifica.
Essi vivono (They Live, John Carpenter, 1988)
Forse il più iconico, immediato e diretto atto di denuncia al sistema capitalistico mondiale. Con l'apporto di un basso budget e con lo stratagemma narrativo e figurale di un paio di occhiali da sole Carpenter riesce a squarciare il Velo di Maia. Il film ebbe un relativo successo di pubblico negli USA per poi venir elevato allo status di cult assoluto nel corso dei decenni.
Il titolo è selezionato per la sua capacitàdi di rivelare la nostra natura di pedine in una immensa scacchiera, inermi di fronte alle catastrofi di sistemi economici complessi e al controllo individuale e sociale.
Conclusioni
Per questo progetto mi sono ispirato ad alcuni pensieri del filosofo sloveno Slavoj Žižek. Nel libro Benvenuti nel deserto del reale, sostiene come molti eventi catastrofici recenti, post duemila, siano, agli occhi delle persone, come un grande spettacolo mediale, degli eventi finzionali che si tramutano in fattuali. Il crollo delle torri Gemelle ad esempio, come spiega Žižek, è un evento che trova riscontro esclusivamente nell’immaginario mediale delle persone, composto da film catastrofici e immagini violente, non nella realtà. È stata proprio la violenza e la crudezza della realtà a portarmi verso un lavoro del genere. Una Pandemia era un evento che a livello finzionale conoscevo molto bene, da grande appassionato di sci-fi e fanta-horror. Viverlo invece, è stata un’esperienza scioccante, destabilizzante. Probabilmente mi sono sentito esattamente come mia madre e mio padre si sono sentiti mentre l’11 Settembre 2001 assistevano al crollo in diretta tv.
Questi cinque film, a me molto cari, sono stati scelti in maniera automatica. Il mio cervello ha risposto ad alcune suggestioni fornite dall’ambiente mediale reale, composto da telegiornali, talk show e immagini di varia provenienza.
Aver liberato i testi dal loro ambiente di riferimento, ovvero quello cinematografico, ha reso possibile diverse chiavi di lettura, diverse interpretazioni. La cosa che colpisce è che se anche si astraggono i frammenti dal loro contesto finzionale e si elimina la traccia sonora le immagini, il montaggio, la mimica degli attori, raccontano quasi tutto, come se negli stessi frammenti fosse riposta l’essenza stessa del cinema.
BIBLIOGRAFIA
CASETTI, F. (2012) The Relocation of Cinema, in «Necsus», n. 2; https://necsus-ejms.org/the-relocation-of-cinema/ (ultima consultazione Novembre 2020)
ZIZEK, S. (2002), Benvenuti nel deserto del reale, Meltemi, Milano.
Da Siegel a Carpenter. La pandemia attraverso l’immaginario cinematografico
Una capsula del tempo
Ciò che segue, in termini di proposta di valorizzazione, è un report immaginario, redatto da alcuni studiosi appartenenti a un epoca futura. Il ritrovamento di alcuni misteriosi DVD porterà un team di ricercatori e restauratori ad indagare i pochi frammenti video recuperati al loro interno.
La loro azione si colloca in un futuro post-atomico e post-pandemico, governato da un nuovo ordine mondiale con a capo gli Stati Uniti d’America, rei di non aver dato la possibilità alle altre nazioni di accedere alla cura per Covid-19.
Mi sembrava una sorta di par condicio far apparire gli USA come i “villain” di questa storia così cinica visto che nell’immaginario cinematografico hollywoodiano, specialmente in quello di sponda Repubblicana, le nazioni “brutte, sporche e cattive” sono quasi sempre Russia, Cina, America del Sud, ecc.
In questo futuro distopico e nichilista, il cinema non esiste. Il patrimonio cinematografico è andato perduto e con lui anche qualsiasi altra fonte di testimonianza. Non essendoci memoria del patrimonio e tracce di una storia del cinema che fu, gli studiosi dovranno per forza analizzare questi frammenti come oggetti completamente distanti, alieni, forieri di ipotesi azzardate, tanto dall'interpretarli come evidenze documentali di momenti storici realmente avvenuti e non come racconti di finzione.
Report: La collezione Ranaldi. Una capsula del tempo (a cura di Marilena Del Zotto)
I frammenti della collezione Ranaldi sono reperti di inestimabile valore. Ci parlano di un epoca lontana, seppure decisiva per comprendere l'origine di quella attuale. Gli storici hanno datato questi frammenti indicativamente a cavallo tra il XX e XXI secolo dopo Cristo. Il contenuto è tutt’ora oggetto di studio da parte di numerosi storici, sociologi e antropologi.
Prima di passare all’analisi dei singoli frammenti proponiamo al lettore alcune note introduttive.
A chi appartenevano?
La collezione “Ranaldi” prende il nome da Luciano Ranaldi, collezionista italiano nato probabilmente a cavallo tra XX e XXI secolo e morto poco più che trent’enne in seguito alla NWWI (The New World War First). Le informazioni che possediamo sulla sua figura sono tutt’ora poche e provenienti da fonti non del tutto verificate e attendibili. Sappiamo che fu un collezionista di oggetti di valore, ma non è chiaro la natura e la funzione di questi oggetti. Di Ranaldi sì può dire che non era sposato e che viveva in un piccolo paesino di campagna dell’Italia del Nord-Est (del tempo). È stato possibile collocare geograficamente il paese nell’attuale regione del New Maine. Secoli fa, prima della Nuova Colonizzazione Americana, tale regione era denominata Friuli Venezia Giulia.
Il ritrovamento
Rinvenuti casualmente durante alcuni scavi nel nord-est della penisola italiana, circa mezzo secolo fa, gli oggetti hanno da subito attirato l’attenzione degli addetti ai lavori. Nonostante tutto quello che hanno subito, gli oggetti apparvero esteriormente ben conservati, merito di una custodia in plastica che ne ha preservato quasi totalmente l’integrità fisica. Naturalmente gran parte del merito va dato alle decine di metri di terra sotto i quali la custodia è stata rinvenuta.
A cosa ci siamo trovati davanti ?
A livello esterno, la custodia presentava un etichetta bianca con su scritto in stampatello: COVID-19. All’interno abbiamo rinvenuto alcuni supporti ottici oramai desueti: i DVD. Di forma circolare, con un diametro di circa dieci centimetri. La tipologia di supporto in questione era molto diffusa all’epoca. Il nome, deriva dall’acronimo di Digital Versatile Disc. La capacità di questi supporti è decisamente minimale, poco meno di soli 5 Gigabyte. Può sembrare una capacità assai ridicola, ma all’epoca, benché esistessero supporti già ben più tecnologicamente avanzati e potenti, il Dvd risultava comodo e universalmente utilizzato in molteplici ambiti, specialmente agli inizi del XXI secolo.
Le condizioni e il deterioramento
Nonostante i DVD si presentassero come integri, senza crepe, pezzi mancanti o graffi di alcun tipo, fin da una prima superficiale analisi si sono notate delle preoccupanti macchie sullo strato di incisione del disco. Dopo accurati test si è venuti alla conclusione che quelle macchie fossero le cosiddette “macchie di caffè”, dovute ad un fenomeno di deterioramento di questi specifici supporti ottici chiamato “Disc Rot”. Con il tempo i DVD sono soggetti a delle reazioni chimiche interne, catalizzate ovviamente da una conservazione non canonica, che ne rendono difficile, se non impossibile, la riproduzione. Le tracce sonore non sono pervenute. Probabilmente ciò non è dovuto ad una possibile distruzione del materiale, sarebbe alquanto improbabile. Questa assenza è da attribuire ad un probabile editing, operato direttamente da Ranaldi in persona che per qualche motivo aveva cancellato le tracce sonore dai filmati.
Grazie alle tecnologie odierne, il nostro laboratorio di restauro è riuscito a recuperare alcune frammenti video (alcune sequenze) prima di un loro irrimedibaible e completo decadimento.
Cosa abbiamo trovato nei DVD
All’interno degli oggetti disseppelliti, sono stati rinvenuti alcuni frammenti video. Abbiamo ipotizzato si potesse trattare di frammenti appartenenti ad un corpus di lunghezza molto più ampio.
Abbiamo ricostruito per ogni frammento una sigla alfanumerica che li differenziava l’uno dall’altro. Il formato dei file era l’MPEG-4 anche conosciuto come MP4, un formato video standard del XXI secolo, ormai non più in uso.
Di seguito riportiamo il contenuto di ciascun frammento:
1. DSOHILTSWALTB64:
Il frammento video ha una durata di 3 minuti e 29 secondi ed è in bianco e nero. Il video mostra la discussione tra due uomini, un probabile ufficiale dell’esercito Americano [fig.1] ed un altro uomo non identificato [fig.2]. Essi sono seduti attorno ad una tavola circolare insieme ad altri uomini [fig.3]. Sullo sfondo della stanza vi è una mappa del Mondo dove vi sono segnati dei possibili target. A quanto pare questo sembra un reperto di guerra. Probabilmente appartenente alla prima Guerra Nucleare della storia. Avvenuta pochi decenni dopo la Pandemia Globale di Covid-19. Nonostante i dialoghi non siano udibili è facile immaginare come l’oggetto della discussione sia un possibile attacco missilistico planetario da parte degli Usa. I toni sembrano accesi e tra i due uomini vi è un clima di tensione.
2. IOTBS57 (1), IOTBS57 (2), IOTBS57 (3):
Anche in questo caso i frammenti sono in bianco e nero. Sono tre e il più lungo dura 14 secondi, gli altri due pochi secondi. Il contenuto di essi si è rivelato essere estremamente inquietante e misterioso. Nei filmati, specialmente nel (3), alcuni uomini e alcune donne assistono terrorizzati allo schiudersi di alcune specie di bacelli, dalle quali escono misteriosi oggetti non indentificati [fig.4]. Una vera ipotesi plausibile di ciò che stesse succedendo, al momento non è stata trovata. La paura, sui volti dei protagonisti del filmato, nei confronti di questa specie di “uova”, suggerisce che le piante abbiano rilasciato qualcosa di potenzialmente pericoloso, magari tossico. Il filmato potrebbe rappresentare un tentativo fallito di creazione di un vaccino per la SARS-3.
3. TAS71:
Questo frammento risulta essere a colori, della durata di 49 secondi. Attraverso alcune fonti abbiamo ipotizzato che questo filmato possa testimoniare l’evento che portò alla scoperta della molecola chiave grazie alla quale si potè creare il vaccino destinato a sconfiggere il famoso virus Covid-19. I due scienziati sono senza parole di fronte a ciò che hanno davanti, un piccolo frammento che emana un luce verde fluorescente [fig.5]. È proprio in seguito a ciò che il governo Americano dell’epoca decise di non condividere i progressi scientifici con le altre nazioni scatenando di conseguenza una guerra globale senza precedenti in termini di devastazione e sterminio. I due scienziati del filmato sembrano al contempo incuriositi e preoccupati. Probabilmente si erano resi conto del potenziale di ciò che avevano di fronte.
4. F45166 (1), F45166 (2), F45166 (3):
Particolarmente di rilievo storico-culturale risultano questi frammenti. Essi vedono protagonisti una milizia dello Stato in azione, colta nell'adempimento del dovere. Come ci mostra il frammento (3)[fig.6], questa speciale equipe era probabilmente deputata alla sterilizzazione di aree con una elevata concentrazione virale. La maggior parte degli studiosi concorda che all’epoca la distruzione attraverso il fuoco degli oggetti contaminati fosse l’unico modo per arginare la diffusione del Covid-19. In questo caso, è data alle fiamme una notevole quantità di libri, sicuramente contaminati [fig.7]. Possiamo localizzare la registrazione di questi filmati approssimativamente nel vecchio continente europeo. La carenza di elementi e di fonti ci impediscono di geo-localizzarlo con maggiore precisione.
5. EV88 (1), EV88 (2), EV88 (3), EV88 (4):
Quasi sicuramente questi sono i frammenti più enigmatici di tutta la collezione. Possiamo localizzare la registrazione nell’America del Nord, anche se non ne abbiamo alcuna certezza. Gli unici indizi sono le inquietanti scritte, in inglese, che appaiono sui manifesti e sugli oggetti [figg. 8-9]. Da quel poco che possiamo ipotizzare potrebbe trattarsi di un filmato per la campagna di agitazione politica condotta da qualche esponente dell'estinta sotto-specie anarco-comunista. Dal video emerge come attraverso il consumo di massa intensivo vengano trasmessi migliaia di messaggi subliminali per tenere sotto controllo le masse e farle diventare sempre più degli ingranaggi del sistema capitalistico. L'inverosimile quadro è uno degli indizi per l'attribuzione del framemnto al delirio psicotico delle sotto-specie contaminate e soggette a sterilizzazione e a estinzione programmata alla fine della NWWI.
Prime conclusioni
In conclusione, al di là del ruolo di Ranaldi, non è noto chi abbia girato questi filmati, né tantomeno il perché. Abbiamo cercato di dare una sorta di spiegazione logica a ciò che abbiamo ritrovato e visionato, ma non sarà forse mai possibile avere conferme alle ipotesi avanzate.
Riteniamo semmai importante focalizzarsi sul perché Ranaldi abbia deciso di collezionare questi filmati. Che valore avevano per lui ? E per la sua epoca ?
L’importanza di questi reperti non è esclusivamente archeologica ma anche antropologica. Ci parlano in maniera indiretta dei nostri antenati e in particolare di un periodo estremamente buio per loro.
Quasi tutti i frammenti sembro essere riferiti in maniera più o meno indiretta all’epoca in cui la Pandemia globale di Covid-19 si è abbattuta sulla popolazione mondiale. Milioni e milioni di vittime dirette e indirette, paesi economicamente distrutti, un sistema economico destinato al collasso. Tutto ciò che avvenne in seguito fù una diretta conseguenza di questo catastrofico evento.
Appare forse più chiaro, a questo punto, la decisione di etichettare la custodia dei supporti con “COVID-19”. Ranaldi, forse allo stremo, forse al termine della propria esistenza, decise di lasciare in eredità agli abitanti di un futuro remoto un piccolo archivio personale. Al fine di raccontare il periodo storico vissuto in prima persona, attraverso immagini documentali di inestimabile importanza testimoniale.