Il viaggio immobile
I media come estensione del movimento
Schatz Der Tauern (1961ca)
Titolo | Schatz der Tauern |
Identificativo | 00000001 |
Credits | - |
Nazionalità | Austria |
Formato | 35mm |
Metraggio | 370 |
Durata | 13'30" |
Versione | Tedesca? |
Anno | 1961ca? |
Genere | Documentario turistico |
Origine | - |
Il viaggio immobile. I media come estensione del movimento
di Gaia Cojutti
Le restrizioni e le imposizioni governative in vigore durante il periodo della pandemia sembrano venire meno nel momento in cui l’essere umano è in grado di gestire a suo piacimento il rapporto tra immobilità e mobilità.
Asserendo che i media siano un’opportunità piuttosto che una limitazione si sarà in grado di spezzare una ripetitività ormai facente parte del quotidiano, riscoprendo ancora quella dimensione di “viaggio immobile”, già propria della letteratura e del cinema poi, e quindi di un viaggiatore in grado di muoversi nella sua staticità. Nella contemporaneità un’azione di questo tipo non risulterà troppo difficile, poiché, se ci limitiamo alle immagini in movimento, i materiali e contenuti a disposizione sulle piattaforme online permettono di prendere parte a un viaggio che ancora non si è compiuto.
All’interno di questa cornice, quindi, il mondo può essere interpretato come una sorta di grande archivio mediatico da cui il viaggiatore può attingere e prendere ispirazione.
Per tanto ciò su cui si andrà a lavorare sono alcuni reperti mediali - una macchina da scrivere, una macchina fotografica, una pellicola cinematografica, colti come vere e proprie estensioni dell’uomo e delle comunità, tali da permettere loro di potenziarsi e rappresentarsi socialmente.
La Corona n°3 Standard fu, nei primi anni del Novecento, una vera e propria rivoluzione: grazie alla sua struttura adibita al trasporto fuori sede rendeva il processo di scrittura confortevole e accessibile anche a chi voleva operare dall’estero. Ernest Hemingway fu uno dei più fedeli sostenitori di questo strumento ed è interessante come egli stesso sia riconosciuto ancor oggi come prototipo dello scrittore errante che vedeva nel viaggio un’opportunità di sperimentazione, arricchimento e confronto con l’altro.
La Canonet QL 19, macchina fotografica vissuta a metà degli anni Sessanta, è forse uno dei tanti esempi, ma può mostrare in quale modo una fotocamera fosse, e sia tutt’oggi, uno strumento fondamentale per il lavoro di testimonianza e di archivio. Ciò che da sempre affascina sono le modalità mediante le quali dispositivi come questo siano in grado di appropriarsi della realtà frammentando il tempo e al contempo sopprimendolo.
Infine, la pellicola cinematografica 35mm - intitolata Schatz der tauern, un film turistico e promozionaledi provenienza austriaca, abbandonata e ritrovata nella località di Lignano Sabbiadoro - amplia l’indagine, mutando il viaggio in una vera e propria avventura. La pellicola, infatti, ci rende partecipi di una dualità del viaggio: quello che l’ha condotta fino a noi, oggi, e quello che ci vuole mostrare documentando delle località turistiche che, negli anni Sessanta, erano l’oggetto del desiderio di più famiglie e individui dell’Europa al culmine della ricostruzione post-bellica.
Le tracce fornite nel tempo dai materiali presi in analisi spianano la strada verso una liberazione, raggiunta grazie alla risoluzione del mistero che le avvolge. Percependo nel mistero il concetto di aura, come interpretata da Walter Benjamin, questi oggetti fanno tesoro di un valore inestimabile in quanto conservatori della loro originalità.
Nonostante la loro visibile usura e obsolescenza essi sono portatori di una valenza protesica, che darà la possibilità all’uomo di viverli come vere e proprie estensioni di sé, utili ad avviare un’indagine storica e d’archivio che metterà in moto il viaggio di scoperta in tutta la sua bellezza.