La storia, oggi
Vocalità e temporalità d’archivio
Zenith Autophon
NOME FONDO | Collezione privata Venica Luca |
PROPRIETARIO | Venica L. |
IDENTIFICATIVO | 00000001 |
LOCALIZZAZIONE | Italia |
TIPOLOGIA DEL SITO | Abitazione privata |
SPECIFICHE | Salotto, primo piano |
COORDINATE | 45.976684, 13.409486 |
DATA DI REPERIMENTO | 20/04/2020 |
AUTORE DELLO SCAVO | Venica L. |
DEFINIZIONE | Telefono |
TIPOLOGIA | A ghiera |
CATEGORIA | Acustica |
ANNO | 1954 (21.10.1954) |
MARCA | Zenith |
MODELLO | Mod.29, telefono da tavolo, autophone A.G |
N. SERIE | - |
MISURE E PESO | 14 cm L (28 cm con cornetta), 20 cm (H),17 cm (P), 1,9 kg |
La storia, oggi. Vocalità e temporalità d'archivio.
di Luca Venica
I Media stabiliscono delle vere e proprie connessioni con la Storia. L’interesse nei confronti di un medium può essere quindi anche di natura storica, come se l’oggetto tecnico che lo incarna stabilisse un concreto collegamento con il tempo, come se tali oggetti fossero dei punti di riferimento saldi nella storia. Un legame che viene reso vivo anche e semplicemente dall’esperienza sensoriale che tale oggetto può suscitare: dall’odore, dal tatto, dalla sua forma. I media oltre ad avere una valenza storica possono ritenere dei legami affettivi.
Il progetto ha scaturito in me la volontà di riprendere fra le mie mani due oggetti, due dispositivi tecnici domestici, cui la mia famiglia attribuisce un’importanza affettiva e storica. Entrambi attestano delle specifiche incarnazioni passate (fra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento) di strumenti e applicazioni tuttora circolanti (un telefono, una sveglia). Entrambi sono ancora non solo funzionanti ma utilizzati e vitali nella abitazione, specie nel periodo del Covid-19.
In loro si può individuare una duplice dimensione: quella della vocalità e quella della temporalità. Durante questo periodo difficile di quarantena dovuta al Sars-Cov-2, queste due dimensioni subiscono un forte cambiamento. La dimensione della vocalità è accentuata, causa il distanziamento sociale.
L’utilizzo di mezzi di comunicazione come il telefono fisso ci rendono più vicini alle persone a noi care, permettono così di mantenere una relazione col mondo, di scambiarci notizie, informazioni importanti, anche solo per avere compagnia e far passare un tempo improvvisamente rallentato, una percezione che varia nell’individuale, ma che dipende da questa situazione in cui ci ritroviamo catapultati. Un telefono lento, pesante, che impone delle costrizioni nel suo utilizzo dato che non è di certo veloce e all’avanguardia quanto i nuovi dispositivi, ma rispecchia la realtà del momento, ferma, statica, resa animata solo da mezzi di comunicazione come il telefono rimasto e divenuto ancora più centrale nello spazio domestico e famigliare.
La dimensione della temporalità è quindi dilatata: gli orari non hanno più grande importanza, la nostra routine è cambiata, la valenza della scansione delle ore è meno fondamentale rispetto a prima. L’orologio mantiene sempre la sua funzione, in modo preciso, ma la nostra percezione di questa dimensione muta, condizionata dal cambio delle nostre vite; se fino a prima dell’isolamento la sveglia, oltre che a indicare il tempo, svolgeva la funzione di “marcatempo” (impostando un dato orario essa suonava ricordandoci qualcosa di importante nella nostra routine quotidiana), ora questa sua funzione è messa in “stand- by”, in attesa di essere riutilizzata quando si ritornerà alla normalità.
Il primo oggetto è un telefono prodotto dalla Zenith; è un dispositivo appartenuto ai nonni paterni fin dalla metà degli anni Cinquanta e di utilizzo quotidiano. Il telefono continua a funzionare e a essere adoperato in memoria dei nonni. Un dispositivo solo apparentemente obsoleto, ancora in condizione di svolgere la sua funzione e non percepito nella sua storicità materiale e nella sua forma datata e straniante dall’interlocutore all’altro capo del ‘filo’. Un medium che ha posto le basi della storia della comunicazione vocale; un medium “vecchio” ma ancora molto contemporaneo, cioè dotato di una sua genealogia.
Il secondo oggetto è un orologio-sveglia, di marca UMF Ruhla. Una piccola sveglia che continua senza sosta a scandire il tempo dagli anni Sessanta circa del Novecento, il periodo in cui fu acquistata. Un orologio comprato dal nonno materno principalmente come sveglia mattutina, marcatore del tempo quotidiano del lavoro.
La ragione dell’attenzione data a questi due oggetti tecnici, oltre alla centralità famigliare che già abitano e che testimonia la volontà del nucleo di conservare temporalità e oralità di lungo periodo, è data dal fatto che entrambi continuino a funzionare dopo tutti questi anni. Sono sia una testimonianza della durevolezza degli oggetti passati rispetto a quelli del nostro presente, sia della cura che i loro “conservatori” hanno loro dedicato. In particolare, la sveglia, con il suo scandire le ore e i minuti col suo ticchettio, è un’evidenza ineludibile di una presenza e di un legame “temporale” vitale con il nonno.
Per queste ragioni ho scelto questi oggetti per il mio archivio, distanti tra loro eppure con dei punti di congiunzione non trascurabili: un ticchettio che rende discreto e marca il paesaggio sonoro di questo tempo sospeso; una dimensione orale che va a compensare la noia, la solitudine e in certi casi la tristezza della dimensione temporale estremamente dilatata che caratterizza una nuova e quasi aliena esperienza di vita.
La storia, oggi. Vocalità e temporalità d'archivio.
Il telefono Zenith Autophon (fig. 1a, 1b, 1c, 1d) è un modello di telefono da tavolo (da ufficio e/o da casa), datato 21.10.1954. È un classico telefono a ghiera rotante, il quale permette solo di telefonare o di ricevere chiamate. La composizione per la maggior parte di bachelite nera (sia il corpo che la cornetta), lo rende molto robusto, imponente e pesante. Il suo peso è d 1,9 Kg, con dimensioni importanti: altezza di 20cm; larghezza di 28cm; profondità di17cm.
All’apertura (fig. 2), l’oggetto presenta una composizione articolata come segue. Sulla base d’acciaio sono presenti 4 bobine di rame, 2 verticali più esterne e 2 orizzontali più interne. Centralmente una placca presumibilmente di plastica, data la risonanza, la quale sorregge 4 bobine più piccole di rame che si collegano a 7 cavi rivestiti di tessuto, che si collegano al retro della “rotary dial”. Il retro della ghiera è composto da 6 piccole placche rettangolari metalliche sottili che, all’avviamento del meccanismo, si toccano facendo contatto e chiudendo così il circuito. Alla ghiera è anche collegato un “albero”, caratterizzato da una vite infinita, collegata a sua volta ad una molla la quale fa tornare la ghiera nella sua posizione originale. A questo meccanismo è agganciato anche un altro collegamento metallico che toglie il segnale al circuito quando la cornetta viene riposta. Esternamente, sul retro è presente un martelletto centrale a 2 campanelle metalliche (fig. 1c). Il dispositivo è collegato alla rete telefonica mediante classico cavo telefonico e presa a 3 pin. La cornetta è collegata invece mediante un filo a molla rivestito in tessuto intrecciato nero. Frontalmente la ghiera, formata da una mascherina alfanumerica sottostante alla parte mobile forata in 10 parti la quale permette la visione dei numeri. Il marchio è presente sotto il numero 1, “a ore 3” in bianco stampatello maiuscolo. Centralmente è presente un foglietto circolare con numeri di telefono legati alla Germania dell’epoca di costruzione dell’oggetto.
La storia, oggi. Vocalità e temporalità d'archivio.
Il telefono è un dispositivo di telecomunicazione di tipo elettronico dotato di un microfono e di un ricevitore che permette a chi lo utilizza di comunicare a distanza con chi utilizza un dispositivo analogo. I primi tentativi di realizzare una trasmissione a distanza del suono erano basati sul trasporto delle onde sonore attraverso l'aria, piuttosto che tramite segnali elettrici generati dalla voce. Si tentò anche il trasporto della voce attraverso dei tubi: i primi esperimenti di Antonio Meucci ed altri usavano questo sistema. L'invenzione del telefono elettrico è ufficialmente attribuita al fiorentino Meucci che nel 1871 dimostrò il funzionamento del suo apparecchio che chiamò "telettrofono". Il primato sembra spettare però ad un valdostano, Innocenzo Manzetti, che riuscì a realizzare un apparecchio elettrico in grado di comunicare a distanza già negli anni Cinquanta dell'Ottocento, utilizzando il principio di induzione elettromagnetica. La prima introduzione pratica del telefono in Italia ebbe luogo a Milano il 30 dicembre 1877 quando fu attivata la linea tra due apparecchi costruiti dai fratelli Gerosa che metteva in contatto una caserma dei pompieri con la stazione di Porta Venezia della tranvia interurbana per Monza. Più tecnicamente il nuovo dispositivo di comunicazione è un apparecchio che è in grado di trasformare vibrazioni acustiche in impulsi elettrici e nuovamente in suoni in modo che esse possano essere trasmesse a distanza a un apparecchio simile.
In un sistema telefonico fisso tradizionale, il chiamante è connesso con la persona con cui vuole parlare, mediante switc posti nelle varie centrali telefoniche, che formano una connessione tra due utenti. Una volta che la connessione è creata, la voce del chiamante è trasformata in un segnale elettrico mediante un piccolo microfono posto nell'apparecchio telefonico. Questo segnale elettrico viaggia quindi attraverso i vari switch nella rete fino all'utente posto all'altro capo, dove il segnale viene ritrasformato in onde sonore da un altoparlante. La connessione elettrica descritta funziona in entrambe le direzioni, consentendo agli utenti di comunicare. L’evoluzione del telefono è stata molto ampia. Dai primi e imponenti telefoni fissi, si passa a modelli sempre più compatti: da una ghiera rotante per selezionare i numeri ad una tastiera di dimensioni ridotte.
Rotary Dial
La ghiera definita Rotary Dial è una componente del telefono, o di un centralino telefonico, che implementa una tecnologia di segnalazione nelle telecomunicazioni nota come composizione a impulsi. Viene utilizzato quando si avvia una chiamata per trasmettere il numero di telefono di destinazione. Le cifre sono disposte in circolo, in modo tale che una ruota forata possa essere girata contro la tensione della molla con un dito, partendo dalla posizione di ciascuna cifra e ruotando fino alla posizione di arresto fisso. Quando viene rilasciata, la ruota ritorna nella posizione iniziale a una velocità regolata da una molla.
Il primo brevetto per un quadrante rotante fu depositato da Almon Brown Strowger il 29 novembre 1892, ma la forma comunemente nota con i fori nella rotellina non fu introdotta fino al 1904 circa. A partire dal 1836 in poi, furono riportati vari suggerimenti e invenzioni di quadranti per l'invio di segnali telegrafici. Prima del 1891 ci furono numerose invenzioni concorrenti e 26 brevetti per quadranti, pulsanti e meccanismi simili. La maggior parte delle invenzioni comportavano meccanismi complessi e costosi; richiedeva all'utente di eseguire manipolazioni troppo complesse.
Alla fine del diciannovesimo secolo, il quadrante fu perfezionato per funzionare automaticamente con una molla. L'utente selezionando la cifra da comporre, ruota la manopola fino all'arresto, quindi la rilascia. La molla fa ruotare il quadrante nella sua posizione iniziale e durante questa semi-rivoluzione è stata mantenuta la velocità costante grazie ad un regolatore di velocità centrifuga. Un rotary dial presenta in genere una ghiera forata esterna (fig. 3), mentre internamente una serie di placche metalliche, che entrano in contatto nel momento in cui si mette in funzione il meccanismo e creano un circuito, mandando degli impulsi.
L'albero che aziona il meccanismo di commutazione meccanico è azionato da un disco con dieci fori per le dita. La rotellina può essere trasparente o opaca, consentendo la visualizzazione della placca frontale o della targa sottostante, oppure mostrando solo l'assegnazione dei numeri per ciascun foro per le dita. Il frontalino è stampato con numeri e talvolta lettere, corrispondenti a ciascun foro per le dita. L'1 è normalmente impostato approssimativamente alla posizione delle “ore 2”, quindi i numeri avanzano in senso antiorario, con lo 0 a circa alle “ore 6” (dipende dal tipo di telefono e ghiera). Una parte metallica semi-curva è necessaria per l’arresto delle dita e si trova sopra il quadrante, circa a “ore 3”. Per comporre quindi un numero, l'utente inserisce un dito nel relativo foro e ruota il quadrante in senso orario fino a quando non si blocca. L'utente estrae il dito e la molla del quadrante lo riporta nella posizione originaria. Ad esempio, se l'utente compone "6" sul telefono, i contatti elettrici saranno creati con la congiunzione di 3 o più placche metalliche le quali rimarranno in contatto per il tempo necessario che la ghiera torni alla sua posizione originaria. Gli impulsi sono inoltre gestiti da un corpo rotante collegato all’albero di trasmissione della rotazione che intervalla gli impulsi. Tale intervallo è garantito dalla calibrazione e grandezza dei pezzi che compongono il meccanismo. Dunque, se componiamo il numero 6 l’insieme di tutti questi componenti trasmetteranno 6 impulsi ravvicinati corrispondenti alla selezione. È importante comporre il numero nella sua interezza in breve tempo poiché l’intervallo fra le serie di impulsi non deve superare i 3-5 secondi; viene altrimenti interpretato come una composizione finita. Dagli anni Settanta in poi, il quadrante rotante fu gradualmente soppiantato dalla composizione a pulsante DTMF (doppia frequenza multifrequenza), introdotta per la prima volta al pubblico alla Fiera mondiale del 1962 con il nome commerciale "Touch-Tone". L'eredità del rotary dial rimane nel verbo "comporre (un numero di telefono)".
BIBLIOGRAFIA
ABBAGNANO, N.; FORNERO, G. (2014), L’ideale e il reale 1. Corso di filosofia, Paravia, Torino.
MASSARO, D. (2015), La meraviglia delle idee 2, La filosofia moderna, Pearson, Torino.
MASSARO, D. (2015), La meraviglia delle idee 3, La filosofia moderna, Pearson, Torino.
MATHIEU, V. (a cura di) (1983), Introduzione alla metafisica, Roma-Bari, Laterza.
ONG, W. J. (2002), Orality and Literacy: The Technologizing of the Word, Routledge, London and New York.
WONNING, P. R. (2017), A History of the Telephone: from Lovers’ Phone to Cell Phone, https://books.google.it/books?id=eP1mDwAAQBAJ&pg=PA4#v=onepage&q&f=false (ultima consultazione il 31/07/2020)
SITOGRAFIA
www.drogbaster.it/la-storia-del-telefono-dalla-nascitaai-giorni-nostri/78
www.treccani.it/enciclopedia/telefono_(Enciclopediadei-ragazzi)/
it.qwe.wiki/wiki/History_of_the_telephone //
en.wikipedia.org/wiki/Rotary_dial
La storia, oggi. Vocalità e temporalità d'archivio.
Si è pensato a un progetto di valorizzazione che pone in dialogo il Zenith Autophon con la sveglia UMF Ruhla. L’idea primaria per valorizzare questi due oggetti cosi semplici ma al tempo stesso molto interessanti, è quella di creare dei video brevi i quali mirino ad evidenziare le loro funzioni e soprattutto la valenza che hanno nella contemporaneità. Queste brevi “pillole” sono volte a rendere noto l’oggetto nelle sue parti cercando di analizzare il rapporto tra uomo-macchina del passato e del presente.
1. Ora esatta Come primo filmato, c’è la volontà di unire le due dimensioni della vocalità e della temporalità. Questa prima pillola ritrae il momento di una telefonata, in cui si compone un numero e si attende una risposta. Un numero telefonico che viene composto mediante l’utilizzo della “Rotary dial”, un dispositivo che secondo i più giovani può essere “arcaico”, i quali molte volte nemmeno sanno come approcciarsi ad esso, ma che ha spianato la strada alla modernità. Una telefonata che viene fatta ad un numero così detto utile, il servizio “ora esatta” al 161 della S.I.P. (Società Italiana per l’esercizio telefonico), il quale ti riferisce precisamente l’ora di quell’istante. Tale “pillola” mira a far emergere la funzione del dispositivo telefonico, focalizzando l’attenzione su di un uso semplice e quotidiano e legandolo all’orologio, fondendo le due dimensioni di vocalità e temporalità facendo sì che l’uno dipenda dall’altro. Grazie al telefono ci si può mettere in contatto con un canale dedicato “all’ora esatta” così da poter verificare se l’orologio svolge la sua funzione in modo corretto. Una possibilità in cui i due “mondi” si incontrino in una operazione funzionale, con valenza di verifica. Al giorno d’oggi per conoscere l’ora esatta basta approcciarsi al mondo del web, senza dover per forza telefonare ad un servizio telefonico. Un modo per rendere vivi quei due oggetti i quali, con il loro funzionamento, portano il passato nel presente. Difatti in questo video dopo aver ricevuto l’informazione sull’ora esatta, l’occhio si focalizza sull’orologio che continua a segnare il tempo in modo preciso ed impeccabile attraverso la storia.
2. Fisso/Mobile. La seconda pillola pone l’attenzione sulla differenza sostanziale che si crea fra vecchio e nuovo, antico e moderno. Attraverso l’uso dello “split screen”, nel video si pone in dialogo due interlocutori che rappresentano due momenti della storia della tecnologia telefonica. Da un lato la storia passata rappresentata dal telefono Zenith, e dall’altro lato il presente con un modello di smartphone. Viene avviata la telefonata dal Zenith, dove il numero deve essere composto mediante la ghiera rotante, in modo meccanico, manuale, e ricevuta dall’altro capo dallo smartphone, che si potrebbe definire quasi “ultra- tecnologico”, il quale per rispondere non ha la necessità di alzare la cornetta del telefono in maniera da interrompere il contatto creato dal poggia cornetta sotto il peso di essa, ma la risposta avviene tramite la semplice pressione o “strisciamento” del dito su di uno schermo di vetro. A partire da questo elemento si evidenzia la differenza con cui l’umano si approccia alla fisicità dell’oggetto: da un lato una cornetta che viene appoggiata all’orecchio impugnata dalla mano, dove la sua forma curva permette di comunicare e sentire al tempo stesso, mentre dall’altro lato un telefono sottile, piccolo, piatto, appoggiato all’orecchio il quale fa la medesima funzione del suo antenato, ma con una forma più compatta e leggera.
La volontà di questo video è volta, oltre al confronto fra il vecchio e il nuovo, anche a dare importanza di avere un mezzo di comunicazione a distanza durante il periodo difficile del coronavirus. Un periodo nel quale eravamo distanti, separati, dove l’unico modo per rimanere in contatto, per avere una relazione, per socializzare, era quello di utilizzare i mezzi di comunicazione. Durante il periodo del coronavirus il tempo era fortemente dilatato, percezione dettata dalla vita frenetica, colma di impegni; da un momento all’altro la nostra vita viene stravolta radicalmente in un’esistenza monotona nella quale si è rilegati in casa ed è necessario trovare un modo per occupare il proprio tempo. Grazie a questi mezzi di comunicazione la dilatazione temporale viene meno, infatti in questa breve pillola si vuole riprendere proprio una telefonata di piacere, di compagnia inquadrando anche nello sfondo l’orologio il quale segna il tempo che passa. Uno scorrere del tempo che all’inizio dell’evento è inesorabile, ma che durante la telefonata diventa più rapido, veloce, in modo da far comprendere che la percezione temporale è qualcosa di relativo, il tempo percepito dalla persona dagli uomini è fortemente legato alle proprie azioni, alle attività con le quali si occupa il tempo. Bergson distingue nella dimensione temporale il tempo della scienza, misurabile e spazializzato che non cambia, e il tempo della conoscenza, un tempo interiore e qualitativo il quale dipende dalla nostra percezione.. Il tempo è la quarta dimensione del nostro universo, una dimensione apparente, impalpabile, creata da noi stessi per necessità. Noi non siamo esseri quadridimensionali, ma tridimensionali e non percepiamo il tempo come una dimensione fisica, ma come una dimensione empirica ed essenziale per la nostra vita. Siamo fortemente condizionati dal tempo: non ci rendiamo conto che esso passa rapido e fluido nei momenti di svago, lavoro, piacere o divertimento. Però ci rendiamo conto che questa dimensione è fittizia, relativa, che cambia da persona a persona in base ai propri sensi, particolarmente quando veniamo messi davanti a molti giorni di monotonia; una serialità, in cui noi oltre che a poche semplici attività ripetute non potevamo altro che convivere con questa dilatazione temporale.
3. Back to the future. La terza utilizza il mezzo telefonico degli anni Cinquanta per telefonare alla nuova azienda TUW Ruhla, in modo da mettersi in contatto con la Germania, luogo di origine di entrambi gli oggetti analizzati e presentati all’interno di questa trattazione, in particolar modo con l’azienda storica produttrice degli orologi. Tale azienda, come riportato nella storiografia, ha avuto una storia molto particolare tra il successo, la chiusura e la rinascita dove tale marchio è rimasto nel tempo simbolo di precisione, affidabilità a un prezzo basso, accessibile. La telefonata ideale all’azienda è finalizzata a richiedere informazioni sulla loro storia e relative alla storia di quella specifica sveglia, di quel determinato modello così da ottenere informazioni direttamente dalla fonte, unendo i due oggetti d’archivio in questa mansione. Una semplice telefonata fatta con un dispositivo d’epoca per conoscere e approfondire la storia di un altro dispositivo d’epoca.
4. Rubriche e metadati Il quarto video mette a confronto la semplicità ma al tempo stesso la macchinosità del vecchio, dell’antico, con la multifunzionalità e l’immediatezza del nuovo. Infatti, l’attenzione è posta prima sul telefono Zenith, un dispositivo il quale può solo compiere o ricevere telefonate; l’utente davanti a tale mezzo di comunicazione può semplicemente comporre un numero e telefonare. Inoltre, per comporre il numero dovrà avere una memoria scritta, una rubrica, dove tiene tutti i numeri di telefono di amici, parenti, dunque tale tipo di tecnologia che oggi si potrebbe definire quasi primordiale, portava ad una certa macchinosità nell’utilizzo. L’utente era portato a cercare il numero di telefono nelle sue memorie scritte, comporre il numero, per poi poter telefonare sempre nel medesimo posto dato che non ci si poteva spostare. Oggi con gli smartphone, i quali hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita, è presente tutto al loro interno, nella loro memoria. Non è necessario avere più accessori oltre al dispositivo di base, poiché tutto è conservato in esso, nel suo archivio. Inoltre, l’impossibilità di mobilità viene meno con i cellulari, i quali permettono di spostarsi liberamente durante una telefonata. Tale pillola mette in confronto questi dispositivi così simili ma così diversi ponendo l’attenzione sulla macchinosità del primo telefono dando per scontata l’immediatezza dello smartphone che noi tutti usiamo oggi.
5. Chi è? La quinta pillola invece pone sempre a confronto la modernità con l’antico per far emergere un altro aspetto che ora per noi sembra ovvio, cioè la possibilità di identificare, prima di rispondere, chi ci chiama. Col telefono fisso non è presente questa possibilità di preconoscenza; non c’è nulla che ci suggerisca chi ci stia chiamando: l’unico modo per saperlo è quello di rispondere. Con lo smartphone, questa possibilità esiste, ed essa ci permette di venire a conoscenza nell’immediato di chi ci sta chiamando cosicché si possa accettare o meno tale telefonata. Anche se essa come funzionalità sembra ovvia, scontata, un tempo non lo era. Dunque, l’idea di questo possibile video vuole porre l’attenzione su questa semplice ed ovvia funzione, la quale però ha cambiato il modo di approcciarsi alle telefonate.
6. Old Media/New Media. L’ultima pillola è più volta a far emergere la differenza fra il passato e il presente in relazione al possesso di un apparato telefonico. Un tempo la possibilità di avere un telefono fisso non era per molti: aveva un suo costo e non tutti potevano permetterselo. Oggi chiunque è dotato di un cellulare, di uno smartphone, dispositivi portatili di un certo valore, i quali hanno soppiantato il telefono fisso in molti casi e inoltre è diventato indispensabile e non più un lusso. Una volta possedere un telefono fisso era quasi considerato un modo per posizionarsi all’interno di una classe media nella società, oggi invece possedere un telefono cellulare pone il soggetto nella classe più comune della società: è divenuto un oggetto commerciale. In passato il telefono fisso era un accessorio di un certo valore il quale però non era strettamente necessario in quanto non si era ancora così tanto legati, quasi morbosamente come oggi, ad avere rapporti a distanza nell’immediato. Oggi il cellulare è diventato parte del nostro corpo, un’estensione del nostro braccio il quale ci permette di telefonare e anche di rimanere in contatto anche in altri modi col mondo che ci circonda, come a esempio di poter accedere a Internet e addirittura effettuare acquisti e pagamenti. Tale filmato difatti vorrebbe la sua attenzione sulla presa di coscienza dei dati della SIP, facendo emergere il numero esiguo di telefoni in Italia, rispetto al numero estremamente elevato di cellulari posseduti dai cittadini italiani negli anni Duemila: una media di due telefoni a persona.